Racconto del pomeriggio

Posted as guest by Fabrizio:

Dai mi ritaglio qualche decina di minuti dal lavoro e butto giù due righe per gli amici di Skirando nella speranza di allietare questo primo pomeriggio, che per chi lavora in ufficio è spesso sinonimo di apatia e svogliataggine.
Lo scialpinismo passione che accomuna noi tutti è diventato per me, in questi ultimi anni, una vera e propria mania tanto che mi distoglie quasi completamente dalle altre mie passioni montanare (e non solo). E’ anche vero che il terreno di gioco rimane sempre lo stesso: la montagna, ma le sensazioni ed il piacere che ne traggo è quasi unico. Ma non è esempre stato così. Come già avevo scritto in altre occasioni lo scialpinismo era per me un mezzo per avvicinare la montagna invernale e le uscite si contavano sulle dita di una mano. Mi ricordo che nei primi anni ‘80’ un mio amico con cui si era soliti andare in montagna possedeva già l’attrezzatura da scialpinismo e me ne decantava i benefici per poter salire vette di ‘tremila metri’ anche in Inverno. Caspita, per me era una tentazione visto che avevo il miraggio di quella magica quota e con gli altri amici si cercavano sempre dei ‘tremila’ da salire.
Mi ricordo che andai alla fabbrica di Trabucchi a Bormio ed acquistai un bel paio di loro sci con anima in legno pesanti ma piuttosto larghi e ci montammo un paio di mitici attacchi ‘Nepal’ rigorosamente in ferro (e si perché così son più robusti), pelli di foca della Coltex, un vero lusso. Al tempo la ‘Skitrab’ come la conosciamo oggi era ancora da venire e la reltà era quella di una piccola azienda di quasi artigiani che produceva sci di nicchia. Bisogna dire che la qualità ed il tempo gli hanno dato ragione e merito ed oggi, secondo me giustamente vista la qualità dei loro prodotti, sono leader mondiali negli sci d’alpinismo. Ma ritorniamo a noi e non facciamo della pubblicità ‘gratuita’.
Prima gita: da Santa Saterina al Rifugio Pizzini, mi sembrava di essere in cielo e mi ricordo il freddo ed i colori della luce dicembrina ed anche che scorticai subito le belle pelli su una malefica roccia affiorante. Seguirono altre gite su quello stile e pian piano rividi in versione invernale numerosi luoghi dell’alta Valtellina. Erano sempre avventure solitarie o talvolta in compagnia di mio padre (allora poco più anziano di quello che sono io adesso, porca putt…!). Pian piano comunque si alzava il tiro e si osava sempre più, ma il tutto rimaneva relegato all’Inverno.
Negli anni seguenti, sempre con la stessa attrezzatura, mi ricordo una incredibile spedizione nel mese di Dicembre al Bivacco del Piero nei pressi del Monte Confinale. Ci impiegammo un’eternità nella neve fresca e ventata di inizio Inverno e nel tardo pomeriggio giungemmo al bivacco distrutti. Io ed altri due avemmo la febbre la sera. Passammo lì la notte ed al mattino scalammo il bel canale N del Confinale che era uno specchio di ghiaccio nero già allora. La discesa fu una serie di traversoni senza curve visto che i nostri sci, anche a causa delle nostre modeste doti scivolatorie, venivano intrappolati nella neve cartonata. Alla fine la strada dei Forni fu una liberazione e ci ricondusse a Santa Caterina senza altre tribolazioni a parte il viaggio in auto sino a Milano in una piccola utilitaria stipata all’inverosimile (eravamo in quattro o cinque). Tra l’altro un altro Skirandista si ritroverà in questo racconto perché fu partecipe di alcune di queste avventure.
Sarà un discorso da vecchio, ma ai tempi Internet non c’era e tutto era avvolto in un’alone di mistero, si leggevano informazioni sui libri e sulla arcaica Rivista del CAI. Di conseguenza quando ci inoltravamo nella montagna invernale era sempre un’avventura, spesso all’insegna della solitudine e della traccia da fare. Io tutta sta gran gente in giro per i monti non mi ricordo di averla vista. Ora si va a Febbraio a quattromila metri e ci trovi la traccia, sembra tutto più facile ed accessibile ed Internet funziona come una potentissima cassa di risonanza che come un moderno tam tam tramette i messaggi del popolo della neve. Va bene così e mi adeguo. Probabilmente i miei occhi sono cambiati e quello che un tempo era avventura e magia oggi la vedo in modo differente, forse oggi la banalizzo un po e mi devo spingere sempre oltre per avere quelle sensazioni che allora una gita alla Pizzini era in grado di darmi. Non lo vedo negativamente, è un dato di fatto e mi ci sono abituato e ci convivo e la montagna comunque rimane sempre una fonte di emozioni e per dirla alla Lammer anche di giovinezza. Probabilmente con la vecchiaia (ma non dipende da noi diventare vecchi) allorché si ritorna indietro e si riscoprono altri ritmi, tornerò sui miei passi per rivivere emozioni andate e così anche la gita alla Pizzini tornerà ad occupare il suo giusto spazio nel mio scialpinismo.
Buon pomeriggio.
Fabrizio

Posted as guest by Mame:

Grande Fabrizio,

bene o male mi ci ritrovo al 100% in quello che dici.

Di gente che va o andava in montagna ne ho conosciuta parecchia e di tutti i colori.

Ma - da quello che scrivi e hai scritto in passato e da quel poco che posso dire per aver fatto un paio di uscite con te - tu sei veramente l’incarnazione della PASSIONE PER LA MONTAGNA . L’ho pensato dal primo giorno che ti ho conosciuto.

Se poi riesci ad ottenere risultati di tutto rispetto anche di natura atletica, questo è un altro discorso, ma di fondo rimane questa simbiosi perfetta ancora più forte di quanto uno possa pensare visto che normalmente vivi non proprio a 5 minuti dalla prima collina.

Non se anche per te vale la stessa cosa, ma tempo fa ( a dire la verità il discorso sarebbe ancora valido adesso) , parlando e fantasticando con un amico che condivideva con me questa passione gli dissi:

"Se riesco a trovare il modo di guadagnarmi la pagnotta mi trasferisco con la famiglia e vado a vivere in montagna, in un bel paesino - non importa se sperduto, basta che sia in montagna - dove sentirmi ancora più addentro all’elemento che che mi affascina di più ".

Andare a vivere in senso lato e quindi partecipare appieno alla banale e semplice routine di un montanaro con magari molte comodità in meno ma uno spirito più libero e affrancato dalla frenesia e dalla ingordigia della nostra vita quotidiana.

Lui mi rispose:

" Ma no, che cavolo, se fai così poi rischi di non poter più andarci in montagna a scalare, sciare,ecc, di rimanere vincolato a quella valle e se poi fai ancora qualcosa con chi ?, se cambi completamente ambiente ?"

Il mio amico, anche lui grande appassionato dei monti, non capiva una cosa: tale e tanta è la mia passione per l’ambiente montano e la voglia di vivere ancora di più in simbiosi con tale elemento , che tutto ciò che sarei sato disposto a perdere non era nulla rispetto a tutto ciò che avrei sicuramente guadagnato !!!

Vaneggiamenti, forse, ma io quando vado per i monti mi trovo veramente a casa :come dice mia moglie, sono la mia amante.

Ciao.

Posted as guest by sTefaNo:

mi aggancio al bel racconto per fare una considerazione, supportata anche da una recente chiaccherata con un amico alpinista e proprietario di negozio di articoli da montagna a Lecco; chi va in montagna da sempre come Fabrizio avrebbe tante cose da insegnare alle classi più giovani come la mia (classe 1975) ma purtroppo i giovani spesso non ci sono. D’inverno lo scialpinismo ne attira qualcuno in più ma devo dire che d’estate, sia sui sentieri facili che su qualche ascensione un po’ più impegnativa non trovi la fascia diciamo dai 15 ai 40.
A inizio febbraio sono salito sul grignone e devo dire che a 32 anni, in cima ero il più giovane con almeno 10 anni di scarto sul 2° classificato.
Ah, dimenticavo, anche se sono sposato con prole, non mi dispiacerebbe vedere anche qualche donzella in più tra i giovani come me, ma questa è un altra puntata…
buona giornata
sTefaNo

Posted as guest by Fabrizio:

Ciao Stefano, concordo con te sulla tua osservazione. In effetti quando si va in giro, eccezione fatta per la falesia, di ventenni ne vedi pochi, la fascia tra i 35 ed i 60 sembra farla da padrone. Se poi sei un frequentatore del Grignone te ne accorgi subito di sto fatto e tu con i tuoi 32 anni rischi veramente di essere il giovincello. Anche quando vai in qualche rifugio in Estate per fare una salita di misto o ghiaccio ragazzi non ne vedo mai, son tuttte attivita ad appannaggio della middle-age. Ti posso dire che comunque che tra i compagni di scialpinismo, seppur molti son degli anni 60’ (vedi mame, rusca, Stefano ed altri), altri (almeno tre) hanno la tua età o sono addirittura più giovani. A qusto punto sarebbe interessante fare un sondaggio qui su Skirando per vedere l’età dei partecipanti e magari da quanto tempo ognuno va in montagna.
PS
Sbaglio o l’amico con cui parlavi è il Jerri. Se è lui, lo conosco da tempo ogni tanto si scala insieme anche perchè lui da vecchio leone della roccia gli sci li rifugge.
Ma tu di dove sei? Zona Mi-Lc-Brianza? Magari ci siamo visti sul Grignone, io sono un’abituè :-)))

Buona giornata

Fabrizio

Posted as guest by Alessio Arrigoni:

Concordo con te Stefano, anche io sono del 75, ed cominciato ad andare in montagna che ero poco più che adolescente, intorno ai 13/14, e questa mia passione mi ha portato a perdere pressochè le amicizie dei miei coetanei a favore di gente che poteva essere benissino mio padre.
Col passare del tempo il divario di età si è andato assottigliando, ma per la maggior parte delle persone con cui vado, ho sono andato in montagna hanno sempre avuto un’età superiore alla mia di circa 10 anni, anche se ad oggi comunque qualche mio coetaneo c’è.

Alessio

Posted as guest by Mame:

Ciao Stefano, ciao ragazzi,

la mia esperienza è leggermente diversa.

Solo quando cominciai a fare anche scialpinismo (relativamente tardi,avevo già 27/28 anni ora ne ho 43) la compagnia era più vetusta perchè in effetti l’età media era - forse inspiegabilmente - molto più alta: c’era il boom dello sci in pista, per cui nello scialpinismo si cimentavano solo i « vecchi » che avevano avuto la fortuna di imparare a sciare e che contemporaneamente avevano la passione per la montagna…

Per il resto , sin dagli albori, in alpjnismo,arrampicata o semplicemente trekking sono sempre andato con miei coetanei o giù di li: poi, vuoi per obiettivi diversi vuoi purtroppo per tragiche vicende il gruppo -chiamiamolo storico- non esiste di fatto più.

Devo però dire che ai tempi in cui praticavo con molta più assiduità soprattutto l’alpinismo e quindi anni 80-metà anni 90, la gente in giro mi sembrava relativamente giovane, spesso stranieri, quantomeno negli ambienti in cui mi piaceva agire (pareti N,crestoni, misto, ghiaccio…): ho anche la sensazione -ma è quasi una certezza- che oltralpe poi di gente relativamente giovane che va in montagna (sul facile, sul difficile, non importa il livello) ce ne è molta molta di più rispetto all’esperienza italiana.

Ciao.

Posted as guest by sTefaNo:

proprio il Gerri, infatti sabato ero da lui per ritirare un paio di scarponi da risuolare e discutevamo di sta cosa; per fortuna io mi considero giovane, ma se è vero che il middle age sono i 35-60, PORCA MISERIA fra un po’ varco la soglia.
Sono di Nerviano, Nord Ovest Milano, che poi è il paese diciamo natale del Gerri, che poi ha fatto il salto e si è trasferito nel Lecchese; è stato per un po’ di anni nel consiglio del CAI di Nerviano, dove è tutt’ora iscritto.
Riguardo il Grignone sono stato in cima il 17 febb dopo un po’ di anni che non ci andavohttp://alpinisme.camptocamp.com/gita10516.html?cname=%2Agrigna%2A; frequento il lecchese ma da Milano siamo abbastanza centrali e si gira di qua e di là in giornata senza problemi quindi non sono proprio un abituè …
riguardo la montagna c’è da dire che è un’attività impegnativa xchè di solito (salvo la scappatina in grigna o resegone, ci vuole minimo tutta la giornata, la sera prima devi (almeno io) andare a letto non tardi, mentre una corsa, una partita a tennis o una a calcetto ti impegna per due ore e poi sei libero per altre cose.
fatto sta che io sono stato portato da mio padre in cresta cermenati a 5 anni e poi ho continuato ad andarci, ora vorrei andarci di più ma la famiglia limita (soprattutto la moglie dato che il figlio è piccino e per adesso senza pretese) comunque riesco a fare gite ogni 15 gg, magari 3 settimane quando va male.
quella del sondaggio sull’età sarebbe interessante!!!
buon pomeriggio
sTefaNo

Posted as guest by Fabrizio:

Si lo so che il Gerri è brianzolo solo di adozione. Tra l’altro c’è un mio amico con cui corriamo insieme che è di Nerviano, magari lo conosci si chiama Mario Mura.
Fabrizio

Posted as guest by Roberto:

La butto lì: non sarà anche che i giovani hanno ( generalmente) meno soldi da metter lì per comprarsi il tutto? Anche solo per imparare a sciare ne va di grano… se poi consideriamo che tra i frequentatori della montagna giovani ci sono parecchi studenti…
ciao
ro

Posted as guest by Fabrizio:

Roberto, ho dei dubbi
Tutti siamo stati studenti eppure si andava in giro; con il treno, dormendo all’aperto (cosa che ancora amo fare) e portandosi il cibo da casa. L’attrezzatura te la facevi pian piano ed uno si arrangiava (oggi con internet è ancora più facile trovare cose usate e a buon prezzo).
Quando ci troviamo alla notte a quegli orari improbabili per andare via con gli sci tu le vedi le macchine piene di ragazzi che tornano a casa o ancora bighellonano in giro. Beh una serata media per locali ed altro ti costa sicuramente più che i 10 euro a testa per andare ad Andermatt.
E poi quando sono ad arrampicare nel lecchese e non solo ragazzi ne vedi.
Ora io non so quale sia il reale motivo e non so neanche se poi questa nostra impressione di pochi giovani in giro per ‹ l’alta › montagna sia realmente giustificata poi da un dato. magari si va a vedere e ti accorgi che di ventenni alla fine ce ne sono come i trentenni e così via. E’ come il clima tendiamo a ricordare gli eventi particolari e a non ricordarci la normalità.
Asto punto mi sa che biosgna aprire il sondaggio e poi dati alla mano fare una statistica. Certo la realtà di skirando non darà la vera misura perchè in qualche modo già gli utenti non sono secondo me sufficientemente eterogenei.
Ai@ce lancia il sondaggio!!!
Fabrizio

Posted as guest by cimaxi:

L’età media dei frequentatori della montagna si è alzata. E’ un fenomeno che perdura ormai da anni e lo si riscontra anche dall’età media degli iscritti ai corsi delle scuole cai di scialp: i « giovani » allievi di oggi hanno 28-30anni. Sotto questa fascia privilegiano lo sci, lo snowboard e l’arrampicata in falesia, sempre più con orari poco mattutini: al mattino presto le piste da sci sono poco affollate e le falesie deserte. Ci sono le eccezioni, ma in quanto tali non fanno statistica. L’avvicinamento lungo con corda e ferraglia nel sacco pittosto che una scialp con appuntamento alle 5.00 magari per una ravanata orobica da 1800m non attirano più le nuove generazioni. Bah, non sanno cosa si perdono!
ciao a tutti
Max, scialpinista un pò agée…

Posted as guest by Ai@ce:

cimaxi scritto:

sacco piuttosto che una scialp con appuntamento alle 5.00 magari
per una ravanata orobica da 1800m non attirano più le nuove
generazioni. Bah, non sanno cosa si perdono!

mah forse nel caso della « ravanata orobica » hanno ragione… un bel pizzo Pidocchio con neve crostosa e tronchese in mano alle 5 del mattino non lo consiglierei a nessuno :slight_smile:

Mi spiace non contribuire al dibattito ma qui stiamo facendo salotto, le statistiche sono un’altra cosa, si fanno con i numeri e non con le « impressioni » che abbiamo girando per i monti.

Detto ciò posso anche concordare con le generalissime conclusioni fin qui esternate facendo presente che in ogni « epoca » la montagna ha i sui fruitori e le sue modalità di frequentazione.

Oggi non saranno più gli alpinisti straccioni del Nuovo Mattino degli anni '70 e nemmeno i pantacollant del « rotpunkt » anni '80 ma ci sono persone giovani e meno giovani che amano l’ambiente montano e ne usufruiscono nei modi più svariati. Si pensi solo al « boom » delle ciaspole e dei ciaspolatori (i libri di itinerari sono i best seller nelle librerie specializzate; le gite organizzate dalle locali sezioni CAI sono in progressivo aumento per il numero di iscritti) oppure ai trekking extra europei (con un mercato di agenzie viaggio e di servizi in progressivo, documentato, costante aumento dal 1995) oppure ancora il numero di adepti della mountain bike o di amanti della scalata su cascata di ghiaccio (e qui parlano i numeri degli attrezzi venduti e del mercato tecnico per questi sport outdoor).

Certo, non ci sono più gli amanti della levataccia alle 5 per una « ravanata orobica »… ma possiamo sinceramente dagli torto?

ciao,

Ai@ce

PS
rispondendo a Fabrizio direi che un « contarsi » su skirando per età e per attività ha poco senso. Nella parte francese skirando è, per alcuni, spesso giovani, il sinonimo di sito pieno di vecchi alpinisti boriosi (in realtà dicono mer…osi), di « barba CAI », vecchia maniera che non sanno usare internet e quando gli chiedi qualcosa subito ricordano i tempi andati e la sicurezza in montagna. Non vorrei che anche da questo lato delle Alpi si arrivasse alle medesime conclusioni.

Posted as guest by Fabrizio:

La mia proposta di un sondaggio era proprio per non ‹ fare salotto › ma avere dei dati concreti in mano. E del resto ho anche premesso che forse anzi sicuramente Skirando non è che una modesta porzione del mondo dello scialpinismo e che quindi in qualche modo il dato che ne uscirebbe è già di per se un po sfalsato (ci sono solo persone che usano internet e non tutti gli altri ad esempio e ciò è ovviamente limitante).
Fabrizio

Posted as guest by sTefaNo:

volevo solo aggiungere due cose, e cioè che a me piace andare in montagna sia con qualche coetaneo che con qualcuno di più avanti negli anni perchè ogniuno ha peculiarità diverse, generalizzando c’è l’arrivare a tutti i costi (nel limite del possibile, non fraintendete) dei primi con il godere della montagna dei secondi, e non necessariamente uno esclude l’altro.
Come seconda cosa vorrei spezzare una lancia a favore di chi va in montagna, che tendenzialmente rimane giovane, di solito dimostra meno anni di quel che ha; sicuramente a questa cosa mi darete ragione.
Do ragione ad Ai@ce sulle nuove discipline, anche vista la risonanza che tutte le riviste specializzate danno alle riscoperta delle ciaspole, alle cascate, al dry-tooling e così via, anche se quello che mi pare di vedere e che siano alternativi (escluso le ciaspole) alla montagna classica, al camminare per ore e ore per raggiungere una cima.
buona gg
sTefaNo

Posted as guest by Ai@ce:

Fabrizio non volevo cassare la tua proposta ma il problema è che qui siamo sempre i soliti a scrivere, guarda il sondaggio per lo snowb: io so per certo che altri 2-3 snow hanno letto il sondaggio ma non hanno risposto…
in pratica diventa un sondaggio tra noi scriventi e non tra le decine di « guardoni » che mai intervengono.
Detto ciò lancia pure in thread separato che io vi risponderò.

ciao,

Ai@ce

Posted as guest by Ai@ce:

sTefaNo scritto:

Come seconda cosa vorrei spezzare una lancia a favore di chi va
in montagna, che tendenzialmente rimane giovane, di solito
dimostra meno anni di quel che ha; sicuramente a questa cosa mi
darete ragione.

mi sa che invece ti do torto, il « vecio montanaro » è una persona che ha le intemperie, la cattiva alimentazione, lo sforzo continuo in montagna hanno trasformato ed invecchiato precocemente. La pelle esposta ai raggi solari della quota invecchia più velocemente ed anche il fisico ne risente.

Se, invece, vogliamo parlare dell’amante della montagna che è di solito un cittadino benestante che usufruisce dello spazio montano durante il tempo libero allora, forse, hai ragione. Rimane più allenato ed in forma fisica rispetto a chi rimane a casa a guardare la TV, respira ogni tanto aria più pulita, si toglie di dosso per poche ore la vita sedentaria della settimana lavorativa.

ciao,

Ai@ce

Posted as guest by Fabrizio:

Purtroppo ti devo quotare in pieno. Siamo sempre i soliti quattro gatti che ce la cantiamo e ce la suoniamo :-))))
Peccato la montagna si vive andandoci ma anche parlandone e scoprendola nelle esperienze degli altri e penso che tutti abbiano qualcosa da dire.
Fabrizio

Posted as guest by Mame:

Ciao Raga, nuova mattina al lavoro, nuovi argomenti e morale un pò così così visto il meteo previsto.

A parte il preambolo, mi sento di dare ragione un pò a tutti:

  1. Aiace: forse tempo fa ne avevamo già parlato, ma sicuramente il numero di coloro che vanno in montagna -in senso lato- è aumentato a dismisura in questi ultimi anni grazie -ma non solo - all’affermarsi di nuove attività (ciaspole, cascate,ecc…) e al proliferare di corsi e scuole di alp., scialp., trekk.,ecc…

Altro lato della medaglia che emerge come conseguenza diretta di questo fenomeno è la forbice sempre più ampia tra i relativamente pochi ad alto livello (capacità tecniche,esperienza,fiuto,ecc…) e i molti invece che vanno in montagna ma un pò allo sbaraglio, con poca preparazione e esperienza: in mezzo probabilmente ci sta la maggioranza consapevole e appassionata, il noto « alpinista,scialp, trekker,ecc MEDIO », che sa quello che fa, programma, valuta e torna a casa sano con i suoi mezzi senza porsi per forza (o per limiti tecnico/atletici ) obiettivi di alto livello assoluto.

Tutto ciò forse ha portato ad un vivere la montagna stile mordi e fuggi, dove si preferisce la relativa comodità magari abbinata alla relativamente alta difficoltà; mia sensazione poi che tale approccio dura poco ovvero vi è un elevato turn over degli « adepti ».
Praticando il parapendio, è un pò la stessa cosa che noto in questa disciplina: parecchia gente che va e viene ma poi alla fine dei conti quelli che continuano a volare dagli albori o quasi e/o con costanza (fine anni 80/inizio anni 90) sono pochi:e il parapendio,così come fatto dal 99,99999%, è una disciplina molto molto comoda !!!

Come detto, la vendita di alcuni materiali può essere indice della diffusione di tale pratica: fino ad un certo punto. Sospetto che molte di quelle pikke da cascata vendute a caro prezzo, di ghiaccio ne hanno toccato ben poco !!

  1. Fabrizio: tui sai come la penso e quale sia la mia « visione » della montagna e quindi non posso che concordare anche con te. Il nostro approccio forse è più classico e ,compatibilmente con il tempo a disposizione, la preparazione e la voglia, bene o male aperto a molteplici aspetti dell’attività in montagna: io godo anche per il solo fatto di stare in montagna , magari solo e a contemplare ciò che mi sta intorno.

Fare alpinismo,scialp.,ecc…costa sudore,determinazione e parecchie ore di sonno (prima siete stati più che benevoli con gli orari:già sai che d’ora in poi non sarà un’eccezione alzarsi alle 2.00 di notte, farsi 200 km, 1500/2000 metri di salita e rifarsi ancora 200km) e la maggioranza non è disposta a questi sacrifici:sembrerà poi una enorme contraddizione, visto che sono convinto che magari questi stessi hanno una preparazione fisico/atletica invidiabile. Ma ciò che forse manca è la voglia di porsi nuovi obiettivi che impongono anche scelte « dolorose » (se ti alzi alle due mica puoi andare in discoteca la sera prima!!).

Ma non solo: la montagna costa anche denaro. Ne abbiamo un pò parlato sabato mentre salivamo: se oggi uno comincia ex novo e si allestisce con prodotti di marca , beh deve avere soldi in abbondanza;d’altra parte, rifugiandosi in marche da battaglia e accontentadosi - tanto per cominciare- la spesa non è proibitiva (alcune cose te le noleggia anche il CAI:Arva, Pala,ramponi,ecc…) .

Quindi, a mio avviso , questo è il minore dei problemi.

Ricollegandomi al punto 1, la massa dei neofiti o ex neofiti si è forse concentrata verso attività (che hanno come terreno di azione la montagna in senso lato) più di moda o più comode. E’ un approccio diverso, non è il mio, ma c’è e lo accetto: io in falesia o sulle cascate di ghiaccio ci andavo non solo perchè mi piaceva ma soprattutto perchè rappresentavano un terreno d’allenamento e di esperienza ideale per l’alpinismo come lo intendevo io (purtoppo parlo al passato perchè per tanti motivi la mia attività principale in montagna ora è costituita dal solo scialpinismo e in parte dal parapendio).

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma adesso stop: mo vado a bermi nu bello cafe !!
Ciao.

Posted as guest by Ai@ce:

Fabrizio scritto:

Peccato la montagna si vive andandoci ma anche parlandone e
scoprendola nelle esperienze degli altri e penso che tutti
abbiano qualcosa da dire.

Ok Fabrizio, questo è pacifico, ma, purtroppo, non vedo molti contributi all’infuori degli habituee del forum di skirando. Forse ci vuole qualcosa di diverso per fare in modo che tutti dicano la propria… ma non so cosa. Forse il nuovo sito con inserimenti « open » all’intera community può fare la differenza a patto che ci sia un codice di autoregolamentazione da parte di tutti i membri dell’associazione. Vedremo.

Per ora prendo atto che sulla montagna stiamo discutendo in 4 (gatti??): il solito Mame, il solito Fabrizio :-), il solito Ai@ce un po’ spaccamarons, la new entry Stefano (che non ha capito come si usano maiuscole e minuscole). Ma che, comunque , la discussione si fa interessante. Mo’ rispondo a Mame mentre si beve il caffè :wink:

miao,

Ai@ce

Posted as guest by Ai@ce:

Mame scritto:

Altro lato della medaglia che emerge come conseguenza diretta
di questo fenomeno è la forbice sempre più ampia tra i
relativamente pochi ad alto livello (capacità
tecniche,esperienza,fiuto,ecc…) e i molti invece che vanno in
montagna ma un pò allo sbaraglio, con poca preparazione e
esperienza: in mezzo probabilmente ci sta la maggioranza
consapevole e appassionata, il noto « alpinista,scialp,
trekker,ecc MEDIO », che sa quello che fa, programma, valuta e
torna a casa sano con i suoi mezzi senza porsi per forza (o per
limiti tecnico/atletici ) obiettivi di alto livello assoluto.

[OT]buono il caffè? o è quello della macchinetta? se guardi meteoblue non sembra poi così tremendo il meteo.[OT]

detto ciò forse il livello medio del frequentatore si è alzato, il 6a-6b è considerato un livello medio in falesia come pure per le cascate il 4 è il livello medio (soprattutto oltralpe). Sullo « andare sbaraglio » non sono della tua opinione. Una cosa è la passione per la montagna (come entrambi la intendiamo), un’altra è prendere la montagna come un piacevole svago, alternativo ad altri.
Non posso mica accusare il ciaspolatore che non programma la gita seguendo i bollettini nivo per tutta la settimana di non amare la montagna o di amarla meno di quanto non faccia io. Semplicemente gli piace, ci va e torna a casa contento. Non tutti devono avere il medesimo approccio. Idem per l’arrampicatore in falesia, non « ama la montagna » ma gli piace il gesto atletico e le sensazioni che ne seguono, l’ambiente « montano » è un corollario necessario che è pure, spesso, piacevole. Guide cartacee, cartine, segnaletica ma anche corsi, guide alpine e operatori turistici possono fare molto per indirizzare, incentivare questi frequentatori della montagna al rispetto ed alla sicurezza (e qui mi sento il solito barbottone).

ciao,

Ai@ce