Valanghe e informazione corretta

Riporto qui di seguito due lettere aperte con considerazioni, a mio parere, condivisibili.

Alla Stampa
Al Presidente della Regione Lombardia
Al Presidente di ARPA Lombardia
Al Direttore del TgR Lombardia
Lettera aperta
Criminalizzare l’andar per monti o informare per la sicurezza ?

E’ drammatico il bilancio di questo weekend di valanghe. Otto morti, per la maggior parte escursionisti,
ciaspolatori, scialpinisti. Tocca particolarmente la morte del gestore del rifugio Buzzoni in Valsassina, un
lavoratore della montagna.
Sull’onda dell’emozione è forte la tentazione da parte delle autorità di imporre divieti. Purtroppo, o per
fortuna, la natura non è facilmente irregimentabile con regolamenti e proibizioni. Facili slogan giornalistici
come “montagna assassina” analogamente ai tentativi governativi di risolvere il problema delle valanghe
con un emendamento inseguono l’idea che si possa trovare un responsabile, la natura o lo snowboarder ,
da incriminare.
La realtà è più complessa. Di fronte alla situazione contingente il Presidente generale del Club Alpino
Italiano ha preso chiara posizione contro tentazioni vietazionistiche: “La montagna è, e deve continuare ad
essere un luogo di libera frequentazione, una norma come quella proposta nell’emendamento del Governo
sulle emergenze in discussione al Senato non è accettabile dal CAI e dal mondo della montagna.”
(http://admin5.antherica.com/newsletter/binary_files/newsletter_cai/downloads/comunicato_stampa_em
endamento_governo_0802010.pdf
).
Chi scrive frequenta e ama la montagna, particolarmente d’inverno, quando è avvolta dalla neve e dal
ghiaccio. Per ridurre il numero di incidenti ci sono due possibilità. La prima che può sembrare più semplice
in un malinteso decisionismo è impedire alla gente di andare in montagna magari sulla base della decisione
amministrativa di un burocrate che come obiettivo principale avrebbe quello di tutelare se stesso.
Oppure si può migliorare la formazione e l’informazione alla gente. Su questo ultimo punto è bene tenere
presente che negli ultimi anni la tecnologia di monitoraggio e previsione ambientale meteorologica e
nivologica ha fatto passi da gigante. Tuttavia, specialmente in Italia, il suo utilizzo per informare la gente è
ancora molto limitato. Parlo qui, per esempio, dei bollettini nivometeorologici. Le ARPA delle regioni alpine,
fra cui la Lombardia, emettono dei bollettini dove si dà una valutazione del rischio. Tali bollettini vengono
emessi il lunedì, mercoledì e venerdì.
Perché, nella stagione invernale, non pubblicarli tutti i giorni ? Perché si salta proprio il sabato, giorno in cui
la maggior parte delle gite vengono progettate o decise ?
Perché ci si limita a distinguere nella regione Lombardia fra macro aree come Orobie o Retiche e si entra
nel dettaglio solo quando è nivologicamente rilevante ? In questo modo si lascia al lettore la responsabilità
di conoscere in dettaglio i microclimi e sapere dedurne le conseguenze nivologiche da indicazioni generali.
La valutazione dell’effetto della quota sulle condizioni della neve andrebbe spiegata più estesamente in
ogni singolo bollettino emesso giornalmente. Ma anche la zonizzazione è importante, per esempio una
valle a 1000m di quota può avere condizioni nivologiche assai diverse in relazione all’esposizione sud o nord
o alla presenza di un lago come quello di Como o se è una valle “interna” come il versante nord delle
Orobie.
I cambiamenti climatici hanno poi complicato le cose. La distinzione fra inverno e primavera si è
assottigliato. Da un lato c’è stato un periodo, circa un decennio finito qualche anno fa, in cui gli inverni
erano più siccitosi. Questo ha incrementato l’escursionismo invernale e anche lo scialpinismo, che vent’anni
fa era quasi esclusivamente confinato alla stagione primaverile, ha notevolmente anticipato l’inizio della
stagione.
Gli ultimi anni, non più freddi ma con precipitazioni abbondanti e concentrate in brevi periodi hanno
complicato le cose dal punto di vista della sicurezza. Questo weekend ne è stato un tragico esempio. Una
perturbazione “calda” ha portato neve bagnata a quote che in questa stagione sono generalmente più
fredde. Lo zero termico, la quota cui la temperatura scende sotto gli zero gradi, è stato previsto oltre i
1800m.
Spesso chi va in montagna non è un esperto né del clima né della zona, per esempio viene dalla pianura o
da altra regione e ha bisogno di avere delle informazioni specifiche per la vallata dove vuole andare. Ha
bisogno, ogni volta che legge il bollettino, non di fare un corso di meteo-nivologia, ma di avere tutte le
informazione sufficientemente spiegate e personalizzate per la zona che a lui interessa, in modo che, poi,
possa trarre le sue conclusioni. Questa è informazione.
Non sono richieste impossibili. I bollettini svizzeri emessi dal celebre Istituto per lo studio della neve e delle
valanghe SLF di Davos (http://www.slf.ch) vanno ampiamente in questa direzione. Gli alpinisti lo sanno da
anni anche quando il bollettino era solo telefonico e si pagava l’internazionale. Perché la Regione
Lombardia non è capace di fare altrettanto ? o magari di meglio ?
C’è poi la diffusione del messaggio, la comunicazione. Oggi internet raggiunge molte case. Ci vuole di più.
Un’opportuna sintesi del bollettino regionale dovrebbe andare sul Telegiornale regionale in tutte le
edizioni. Questo aspetto è fondamentale per la socializzazione del rischio. Tutti devono essere informati
non solo i super esperti. Anche i familiari, i genitori, chi resta a valle o semplicemente i meno esperti, tutti
devono condividere le stesse informazioni almeno a grandi linee.
Merate, 9 febbraio 2010
Alessandro Fassò
Scialpinista e Presidente della sezione di Merate del Club Alpino Italiano
merate (AT) cai.it


RIFUGIO “BRIOSCHI” – CAI MILANO
Grigna Settentrionale, m 2410

Gestore: Fulvio Aurora Via Campania, 4 - 20077 Melegnano
e mail: rifugiobrioschi (AT) libero.it

LA MONTAGNA D’INVERNO: RISCHI, INCOSCIENZA, PROVVEDIMENTI

Dall’inizio dell’anno ad oggi non vi sono state nevicate copiose, ma i non molti centimetri di neve scesi ad intermittenza si sono posati su terreni gelati e nei giorni immediatamente successivi alle precipitazioni non si sono trasformati. Il rischio di slavine e valanghe si è mostrato evidente specie in corrispondenza di accumuli dovuti al vento e sotto le creste.

Un rischio che è diventato pericolo di fronte alla sottovalutazione del problema. Alcuni si sono infortunati, qualcuno ci ha lasciato la pelle. A volte anche i soccorritori sono intervenuti stati costretti ad intervenire con poche garanzie di sicurezza.

In questi frangenti ci sono state dichiarazioni e proposte da parte di persone forse altolocate, ma prive di esperienza di montagna e molto superficiali. Sono state richieste leggi e provvedimenti repressivi immediati, fino alla galera, multe pesanti, e altro nei confronti dei possibili provocatori di cadute di valanghe e/o comunque rei di mettere a rischio altre persone (in particolare i soccorritori). In genere non viene precisato ne come ne dove ne quando, né, in particolare chi deve controllare

Al contrario gli esperti di montagna: guide alpine, CAI, responsabili dei soccorsi, gestori dei rifugi hanno spiegato come la repressione dettata più dall’emozione (e dalla propaganda) che dalla conoscenza della realtà non serve ed è sbagliata. Infatti la maggior parte degli escursionisti e degli alpinisti conoscono le regole fondamentali dell’andare in montagna anche d’inverno. E’ vero però che c’è anche l’incosciente e il superficiale, vi è soprattutto chi sottovaluta il problema più dalla parte dei “i consumatori” della montagna che dai suoi frequentatori abituali.

CHE FARE DUNQUE?

* Si deve intervenire con un lavoro puntuale di informazione e di formazione.
* Da subito è necessario diffondere le informazioni che già ci sono, che puntualmente gli esperti di meteorologia, di alpinismo, di soccorso propongono. Lo si deve fare in modo da provocare coscienza prima di provocare paura.
* Con tempi più lunghi e in modo più efficace occorre programmare un lavoro di educazione alla montagna, non per  tenerla lontana, al contrario per frequentarla conoscendo  i propri limiti e sapendo quali siano i  comportamenti fondamentali da tenere.

Nello specifico in questo periodo è necessario

* informare delle condizioni del tempo e dei pericoli di caduta valanghe
* non stancarsi di ripetere di informarsi sui percorsi che si intendono percorrere e lasciare detto a qualcuno quali sono le proprie intenzioni,
* insistere fino a renderlo obbligatorio l’utilizzo dell’Arva,
* essere sempre muniti di ramponi e di piccozza.

E’ evidente che non si deve chiamare il soccorso alpino per nulla, anche se va fatto pur nell’incertezza. Chi lo chiama in genere non è il diretto interessato. Si deve nel caso di richiesta palesemente inutile addebitare i costi all’autore a giudizio del responsabile del soccorso.

NELL’ATTUALE PERIODO ELETTORALE – COMUNE DI LECCO E REGIONE LOMBARDIA – SI DEVE CHIEDERE AI CANDIDATI DI ASSUMERSI L’IMPEGNO, UNA VOLTA ELETTI, DI PROMUOVORE UN’INIZIATIVA ISTITUZIONALE CON SCUOLE, PARROCCHIE, CENTRI DI AGGREGAZIONE GIOVANILE, CENTRI SOCIALI ED ALTRO, INSIEME A TUTTI GLI ESPERTI DI MONTAGNA (GUIDE, SOCCORSO ALPINO ASSOCIAZIONE DEI RIFUGISTI) PER DEFINIRE UN PROGRAMMA PLURIENNALE DI INFORMAZIONE ED EDUCAZIONE ALLA MONTAGNA.

Fatti, non parole:

http://www.aineva.it/pubblica/neve68/2_valt.html