Posted as guest by Astrid:
Caro Vittorio,
era qualche tempo fa che andavamo quasi ogni fine settimana per discese insieme, sembrava dovessimo continuare a gioire di queste immense esperienze per sempre. Invece le frequentazioni si erano diluite nel tempo, l’ultima volta ci siamo visti in falesia, per caso, un terreno per te e per me secondario, molto diverso dalle distese bianche, dai canali e dalle altezze che ci toglievano il fiato. Rimpiango, quel giorno, di non averti dedicato più tempo, banalmente ora dico che è impossibile sfruttare appieno la potenzialità di un incontro quando non si può sapere che sarà l’ultimo.
A volte è difficile capire per il senso comune, quanto intensamente si vive il presente andando in montagna e quanto intensamente il presente può tornare. Ora tu torni, è come se fossimo ancora sul Doldenhorn, sul Bianco, o in discesa alla Grand Lui o al Pizzo Forno, ovunque contemporaneamente; è impossibile conciliare la presenza così vivida dei ricordi con la tua assenza, senza dolore, un fortissimo dolore.
Salire, scendere, cadere, respirare, camminare, raggiungere o non raggiungere una meta, questo prende tutti noi stessi, una salita o una discesa in montagna è un’esperienza che vale settimane, a volte mesi della nostra vita. Riempirsi del presente, della natura che si ha davanti, della fatica di cui si compongono i movimenti, del rischio che si corre. Sei pieno di vita, di ossigeno; Vittorio, all’inizio sorridevi poco, poi sempre di più, sempre più spesso.
Ci si riempie di questo sport, di questa passione, senza volervi più rinunciare, nemmeno per un po’, nemmeno saltuariamente, e si va poco per volta ‘oltre’, ‘oltre’ i primi passi da dilettante, ‘oltre’ la difficoltà dell’ultima conquista, ‘oltre’ le difficoltà tecniche che una volta rappresentavano un traguardo. A volte non ci si accorge di quanta strada si è percorsa, a me è capitato in modo molto forte una sola volta, di recente; ed è stato in occasione di un mio incidente.
Questo, forse, significa, andare oltre. E poi, bisogna avere un po’ di fortuna, Vittorio. In questi giorni proviamo a radunare i ricordi, in modo meno emotivo. Ho telefonato ad un’amica che ha fatto insieme a noi altre gite, e lei mi ha dato altri tuoi ricordi che da me si erano persi. Pezzo per pezzo, Vittorio, anche se non ci sei, è pazzesco come tu ci sia, adesso, per noi.
I prati ripidi del tuo giardino a Laino che dicevi scendere in sci fino allo sfinimento da bambino, i profili delle montagne della Val Cavargna, di fronte a casa, che sognavi di salire e che poi hai salito, il quadro con i tuoi scatti della luna che ci hai regalato e che, a casa nostra, volevamo cambiare di posto, la cena vicino a Orimento prima di perderci nella nebbia, e poi Monica, tua sorella, tuo padre; che adesso hanno Filippo, che adesso non ti hanno più. Ti verremo a trovare Vittorio, anche senza parole.
Astrid