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La valutazione della difficoltà nello scialpinismo
a cura di Marco Maffeis (I.S.A. – I.N.V.)
Il problema della classificazione delle difficoltà scialpinistiche ha origini lontanissime e da sempre ha suscitato dibattiti e perplessità nei frequentatori della montagna invernale. Infatti se è relativamente semplice definire - basta misurarla ! - l’inclinazione di un dato pendio, quando si vuole dare una valutazione globale della difficoltà di un itinerario scialpinistico le cose si complicano inevitabilmente. Entrano in gioco infatti molti fattori non facilmente quantificabili né tantomeno misurabili, che spesso risulta difficile condensare in uno scarno grado di difficoltà : probabilmente diversi scialpinisti, al ritorno da una gita si saranno chiesti il perché di una valutazione che non aveva poi trovato riscontro sul terreno.
Vediamo quindi come, in passato e più recentemente, si è affrontato l’argomento.
- Introduzione storica
Il primo sistema di valutazione delle difficoltà scialpinistiche risale alla fine degli anni ‘40. Fu introdotto dal francese Gérard Blachère ingegnere di Ponti e Strade. Frequentava abitualmente l’Oisans ove ha realizzato diverse prime ascensioni con sua moglie.
La Scala « Blachère »
E quella tuttora utilizzata nella quasi totalità delle guide di itinerari in Italia, mentre non viene quasi più utilizzata nelle nuove guide Francesi e Svizzere, nonché nei siti internet esteri del settore (nei quali si sta affermando la Scala Alpina desritta più avanti).
Questo sistema molto semplice consiste in tre abbreviazioni principali e una abbreviazione complementare.
· MS: Medio Sciatore (in origine SM: Skieur Moyen). E in grado di curvare su pendenze medie inferiori a 25°. Teme il ripido e i passaggi stretti.
· BS: Buon Sciatore (BS: Bon Skieur). Padronanza tecnica su terreno ripido fino a 40° e nei canali stretti.
· OS: Ottimo Sciatore (TBS: Très Bon Skieur) (all’epoca senza ulteriori precisazioni). Si può anche trovare ES : Excellent Skieur
A: Alpinista. L’aggiunta di questa lettera indica un itinerario con difficoltà di carattere alpinistico per le quali lo sciatore deve conoscere l’utilizzo della corda, della piccozza o dei ramponi (attraversamento di ghiacciai crepacciati, tratti di arrampicata, pendii ripidi, lunghezza dell’itinerario, cornici, etc.). Si ottiene così:
· MSA: Medio Sciatore Alpinista (SAM : Skieur Alpiniste Moyen)
· BSA: Buon Sciatore Alpinista (BSA : Bon Skieur Alpiniste)
· OSA: Ottimo Sciatore Alpinista (TBSA : Très Bon Skieur Alpiniste)
La Scala « Traynard »
Philippe Traynard, professore universitario a Grenoble e sua moglie Claude sono autori della celebre trilogia « 101, 102, 103 sommets à ski ».
Per valutare gli itinerari dei suoi libri Philippe Traynard utilizza il sistema Blachère ma gli aggiunge una valutazione dei passaggi in discesa da S1 a S6.
Il passaggio, o tratto di una discesa, viene così valutato facendo un parallelo con la Scala delle difficoltà alpinistiche dell’epoca che andavano dal 1° al 6° grado.
Questo sistema, dopo esser stato adattato per tener conto del’evoluzione del livello degli sciatori, è tuttora utilizzato nelle valutazioni come complemento della Scala Alpina.
La Scala Alpina
Negli anni ‘80, gli autori di guide di itinerari riesaminano il problema della scala delle difficoltà poiché il livello medio degli itinerari di scialpinismo si è evoluto considerevolmente. Francois Labande inizia ad utilizzare la Scala Alpina nelle sue opere dell’epoca.
Essa riprende la Scala UIAA utilizzata in alpinismo e messa a punto negli anni ’20 dal tedesco Willo Welzenbach. Rappresenta il sistema di valutazione generale delle difficoltà di un itinerario scialpinistico attualmente più utilizzato nelle guide di lingua Francese.
La Scala alpina è completata dalla valutazione « Traynard » dei passaggi in discesa, con la comparsa del grado S7 e un riaggiustamento della definizione dei livelli per tener conto dell’evoluzione tecnica degli sciatori e del materiale.
La valutazione si affina e si evolve ancora
Verso la fine degli anni ‘90, Volodia Shahshahani, giornalista e appassionato di scialpinismo (termine che lui stesso ha largamente contribuito a far conoscere in Francia – in passato si parlava di ski de randonnée o ski de montagne) inizia a pubblicare delle guide di itinerari scialpinistici.
In questa occasione propone un sistema di valutazione ancora più fine (la Scala « Toponeige ») in modo da provare a descrivere meglio la difficoltà della discesa.
La Scala Alpina viene mantenuta per indicare le difficoltà della salita. Ad essa si aggiunge una doppia scala difficoltà tecnica/esposizione specifica per la discesa.
- Valutazione delle difficoltà nello scialpinismo
E necessario distinguere tra la valutazione di un itinerario e la sua difficoltà reale.
ü La valutazione è un’indicazione relativa al livello di un itinerario effettuato in condizioni « standard ».
ü La difficoltà reale incontrata sul terreno è direttamente correlata con la valutazione dell’itinerario ma deve essere aumentata (o diminuita) in funzione delle condizioni incontrate (meteo, nivologia, condizione fisica del momento…).
Contrariamente alla valutazione, la difficoltà reale di un itinerario può cambiare da un giorno all’altro, ed anche da un’ora all’altra …
La valutazione generale di un itinerario
Utilizzata nelle guide di itinerari, la valutazione permette di descrivere la difficoltà generale di una gita realizzata in condizioni standard. Come per l’alpinismo, la la valutazione di un itinerario è un dato indicativo, definito a titolo indicativo, che permette di classificare gli itinerari. In effetti, le condizioni meteorologiche e nivologiche incontrate possono modificare completamente le caratteristiche e la difficoltà di un itinerario.
La definizione « condizioni standard » sottintende :
· Condizioni meteorologiche buone: buona visibilità e vento debole
· Condizioni della neve normali, cioè favorevoli ma non eccezionali (neve trasformata)
· Una buona condizione fisica
· Uno zaino « da giornata »
La valutazione generale comprende diversi parametri, dei quali il più importante è la difficoltà tecnica della discesa in sci. La continuità del pendio è importante, così come la lunghezza dell’itinerario e la continuità delle difficoltà sia in salita che in discesa.
Infine la valutazione deve tener conto dei pericoli oggettivi della montagna (crepacci, seracchi, rischio valanghe) senza dimenticare la complessità dell’itinerario o l’impegno (anche psicologico) per certe zone remote.
N.B. :La valutazione di un itinerario scialpinistico non fornisce alcuna indicazione nivologica.
Per esempio, un itinerario facile può essere estremamente rischioso e pericoloso in certi giorni se passa ai piedi di pendii valangosi.
- La Scala Alpina
La scala di valutazione alpina è essenzialmente una scala di valutazione generale che riprende la Scala UIAA utilizzata in alpinismo e messa a punto da Wilo Welzenbach.
· F : Facile
· PD : Poco Difficile
· AD : Abbastanza Difficile
· D : Difficile
· TD : Molto Difficile (Très Difficile)
· ED : Estremamente Difficile
· ABO : Abominevole (o EX per Eccezionalmente difficile)
A questa scala di base si aggiungono eventualmente i segni + (più) o - (meno) che permettono di affinare un po’ di più la valutazione generale dell’itinerario.
Parametri considerati
Questa valutazione generale considera numerosi parametri.
La difficoltà d’insieme tiene conto non solamente della ripidezza e della continuità dei pendii, ma anche della lunghezza dell’ itinerario, dei passagggi stretti, dell’esposizione - termine preso nel senso alpino, per includere la presenza di salti rocciosi in particolare - delle difficoltà della salita a piedi, perfino della scalata in certi casi.
· Esposizione
L’esposizione di un itinerario varia in funzione dei rischi oggettivi che dovrà fronteggiare lo sciatore:
· Pericoli diretti: rischio di caduta di pietre, di seracchi…
· Pericoli indiretti: ostacoli che rendono più gravi le conseguenze di una caduta dello sciatore: seraccate, salti rocciosi, crepacci, terminali ma anche la ridotta larghezza di un couloir …
Da notare che sui pendii ripidi l’esposizione varia con il tipo di neve : 40° su neve molto dura o ghiaccio non ha nolla a che vedere con la stessa pendenza in neve polverosa …
· Impegno (engagement)
L’impegno dell’itinerario include diversi criteri: il grado di isolamento, l’altitudine, la lunghezza del percorso e il dislivello che influiscono sulla freschezza atletica dello sciatore e quindi sulle sue capacità fisiche ad affrontare un passaggio delicato.
Si possono anche aggiungere all’impegno certi fattori che influenzano il morale dello sciatore: soleggiamento del pendio (i passaggi all’ombra sono più inquietanti), ma anche in parte la presenza di elementi caratterizzanti l’esposizione. Non è mai facile sciare con la paura pensando al salto che si farebbe cadendo sopra una seraccata…
Se l’inclinazione e l’esposizione sono relativamente quantificabili, l’impegno sarà molto soggettivo e varierà in funzione della personalità, dell’esperienza e dell’allenamento dello sciatore …
La valutazione puntuale
E la valutazione di un breve passaggio che viene aggiunta in caso di necessità specifica.
La valutazione puntuale è in particolare molto utile per indicare un breve passaggio ripido in una discesa globalmente più facile, o per segnalare un passaggio esposto.
La specificazione dei passaggi o tratti di discesa viene aggiunta in caso di necessità specifica:
S1 : itinerario facile che non richiede tecnica particolare per muoversi in sicurezza (per esempio: strada forestale).
S2 : Pendii abbastanza ampi, anche un po’ ripidi (25°), o itinerari vallonati (livello tecnico di controllo delle derapate e curve su tutte le nevi).
S3 : Inclinazione dei pendii fino a 35° (le piste nere più ripide delle stazioni sciistiche, con neve dura). La sciata su tutti i tipi di neve deve svolgersi senza difficoltà tecnica.
S4 : Inclinazione dei pendii fino a 45° se l’esposizione non è troppo forte; a partire da 30° e fino a 40° se l’esposizione è forte o il passaggio stretto. Diventa indispensabile una ottima tecnica sciistica.
S5 : Inclinazione da 45° a 50° e più se l’esposizione è moderata. A partire da 40° se l’esposizione è forte.
S6 : Oltre i 50° se l’esposizione è forte, come quasi sempre avviene. Altrimenti a partire da 55° per dei corti passaggi poco esposti.
S7 : Passaggi a 60° o più, o salto di barre rocciose su terreno molto ripido o esposto (che spesso sono sinonimi)
Queste valutazioni si suppongono stabilite in condizioni di neve favorevoli, cosa che non accade spesso sui pendii molto ripidi o estremi. In tal caso si ragionerà su condizioni tali che uno sciatore molto esperto riesca ad avere un margine di sicurezza sufficente in funzione della qualità effettiva della neve (che è un dato soggettivo…)
Altri parametri
La valutazione cerca di fornire una visione obiettiva e standardizzata del livello dell’itinerario, ma per un dato livello teorico, la difficoltà realmente incontrata può variare per un itinerario in funzione di diversi parametri.
Variazione della difficoltà in funzione del tipo di neve
Per farsi un’idea dell’importanza della neve nella difficoltà di un itinerario, ecco qui sotto una tabella comparativa della difficoltà di un dato pendio, in funzione del tipo di neve. I valori sono quelli della valutazione puntuale.
Inclinazione
Tipo di neve
15°
25°
35°
45°
50°
55°
trasformata
1
2
3
4
5
6
polverosa
3
2
2
2
3
4
crostosa
3
4
3
3
4
5
dura
2
2
4
5
5
6
ghiacciata
3
4
5
6
6
7
Importanza della meteo
Le condizioni meteo possono complicare la vostra gita. Ovviamente, le condizioni meteo hanno grande influenza sulla qualità della neve , ma anche sulla visibilità del terreno (la luce diffusa per esempio cancella tutti i rilievi…), oppure ancora sulla dispersione termica (e dunque sull’affaticamento dello scialpinista).
Itinerario di giornata o raid: un itinerario valutato D effettuato in giornata è meno difficile che se lo si percorre dopo 5 giorni di raid con pernottamenti in tenda o igloo e con uno zaino da 25 Kg.
- Esempi di valutazione con la Scala Alpina
F : Facile
Pointe de la Pierre (Val d’Aosta)
Spitzhörli, dal Passo del Sempione
PD- : Poco Difficile inferiore
Seehorn, da Gaby (Sempione)
Colle di Rima, da Rima
PD : Poco Difficile
Breithorn Occidentale, via normale
Colle del Piccolo Altare, da Rima
Galehorn, via normale (Sempione)
Senggchuppa, dalla Nanztal (Sempione)
Allalinhorn, via normale
PD+ : Poco Difficile superiore
Punta Gnifetti, via normale
Passo della Miniera, da Carcoforo
Breithorn, dal Passo del Sempione
Alphubel, dalla Langflue
AD- : Abbastanza Difficile inferiore
Pizzo Tignaga, da Carcoforo
Böshorn, versante Nord (Sempione)
Dôme du Monetier per il ghiacciaio di Monetier
AD : Abbastanza Difficile
Mont Blanc du Tacul, via normale
Dôme de neige des Ecrins, via normale
Tossenhorn (Sempione)
AD+ : Abbastanza Difficile superiore
Hübschorn, couloir NW
Dom, via normale D- : Difficile inferiore
Passo del Gatto, Tagliaferro, da Rima
Col du Belvédère, versante Nord
D : Difficile
Monte Bianco, parete Nord
Lyskamm Orientale, cresta Est
D+ : Difficile superiore
Bec d’Epicoune, via normale
La Tour Ronde, couloir Gervasutti
TD- : Molto Difficile inferiore
Senggchuppa, parete NordEst
La Tour Ronde, couloir Gervasutti
TD : Molto Difficile
Täschhorn, versante Ovest
Les Courtes, couloir NE
Punta Zumstein, Canalone Marinelli
TD+ : Molto Difficile superiore
Pigne d’Arolla, parete N
Aiguille Verte, couloir Whymper
ED- : Estremanente Difficile inferiore
Lenzpitze, parete N
Mont Blanc du Tacul, couloir Gervassuti
ED : Estremanente Difficile
Lyskamm, parete NordEst
Obergabelhorn, parete N
Aiguille Verte, couloir Couturier
ABO : Abominevole (o EX: Eccezionalmente difficile)
Aiguille Verte, versante Nant Blanc
Les Courtes, via degli Austriaci
- Conclusioni
La valutazione Blachère è totalmente soggettiva poiché si basa sul livello dello sciatore. Qual è la definizione corretta di un Ottimo Sciatore: uno sciatore che ha padronanza delle tecniche (e quali tecniche ?), uno sciatore che non cade mai; uno sciatore che sa perfettamente valutare la situazione; … ? Al proposito rimane sempre emblematica una riflessione di Alberto Paleari : “La scala Blachère e il filosofo Protagora di Adbera (l’uomo è la misura di tutte le cose) non mi hanno mai convinto. Più che le difficoltà della gita, la scala delle difficoltà scialpinstiche misura – a posteriori – l’abilità di chi la compie. E come se la violenza delle onde non fosse misurata dalla loro altezza e dalla forza del vento, ma con giudizi sulla capacità del marinaio (buon navigatore, ottimo navigatore, ottimo navigatore oceanico). E come se i gradi del vino fossero misurati dall’ebrezza di chi lo beve”.
La Scala Alpina invece, rapportandosi all’alpinismo, fornisce una valutazione più rigorosa della difficoltà, pur non facendo nessuna distinzione tra salita e discesa che sono valutate globalmente. Per questo ad essa si abbina la valutazione puntuale dei tratti più significativi della discesa. Per semplificarne l’introduzione si può stabilire una corrispondenza tra i primi tre gradi e la Scala Blachère, cioè MS = F (facile), BS = PD (Poco Difficile), OS = AD (Abbastanza Difficile). I gradi seguenti , D, TD, ED riguardano lo sci ripido e lo sci estremo.
Per quanto riguarda la più recente Scala « Toponeige », la sua applicazione mi risulta sia ancora limitata e personalmente la ritengo eccessivamente macchinosa: a voler essere toppo precisi a volte ci si perde in una selva di sigle di difficile interpretazione (nonché di discutibile utilità pratica). Per chi comunque volesse approfondire l’argomento, il riferimento è al sito internet www.ffme.fr, da cui è tratta buona parte di questo articolo.
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